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LIBRO PRIMO. 83

vrano, valendosene di zimbello a guadagnarne gli animi per quindi, non appena conseguito il suo intento, discacciarlo da sè con ischernimento, a simiglianza dei cacciatori o pescatori, i quali tradito che abbiano la preda gettan via immediatamente l’esca posta sugli ami loro. Ma per l’opposto quello scelleratissimo commediante, avvegnachè sapevole di sua persona, della frode e dell’umile primitivo suo stato, farneticava pur tuttavia quanto era mestieri per sognare la vana speranza di assidersi sopra il trono costantinopolitano; come che Roberto riuscendo vincitore, a preferenza d’ogni altro, dopo cotanto dispendio e sì grande fatica ritener non volesse per sè stesso il diadema. Se d’altra parte Rettore, datosi a pensieri più analoghi alla sua condizione, lusingato si fosse di ottenere, in premio della sua comica parte, unicamente qualche onoranza, o danaro in molta copia, ben vivea nell’inganno per l’avarizia del suo compratore, il quale avea già stabilito, appena giunta la farsa al suo termine, di farlo spogliare dello scenico addobbo e rinchiudere negli ergastoli.

XLVII. Ma sia tregua alle risa incidentemente sopra di ciò fatte, e torniamo alle geste di Roberto, il quale, riunite in Brindisi navi e truppe (cenciquanta sommando le prime e trentamila gli armati, compartiti questi in numero di dugento con armi e cavalli su di ciascun vascello), risolvè di sarpare con tutto l’apprestamento dirigendosi alla città d’Epidanno, più comunemente in ogni appellata Dirrachio. Se non che avea in pria stabilito di coudurre a golfo lanciato le navi da Idrunte a Nicopo-