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82 | ANNA COMNENA |
irritabilissimo oltre ogni limite, poco meno che a minacciarlo di morte, ma quegli, accortosi del sovrastante suo pericolo, riparò con pronta fuga presso Baimondo, conveniente asilo in allora.
XLVI. È sopra le umane forze poi il formarsi un’idea della veementissima ira in cui trascorse il finto Michele, il cenobita Rettore, al vedere smascherato dalla testimonianza di Raul quel suo impudentissimo plagio, mercè di che non cessava di aumentare potentissimamente in Roberto, versando oglio sulla fiamma, con artificiosissime querimonie il furore. Animato inoltre da odio anche maggiore contro il fuggitivo Rogerio, iva con alteratissima voce, battendosi ad un tempo l’anca, addimandando istantissimamente e per unica grazia a Roberto che venissegli rimesso, non appena tornato ad assidersi in trono, Rogerio, per farlo appendere di colta su d’elevato patibolo nel mezzo di Costantinopoli, e condannarlo a penosissima morte, il che non attenendo spontaneamente offrivasi a patire dal Nume ogni maniera di traversie. Ora io mentre seriamente narro e scrivo tali cose, accorgomi di comporre al riso le mie labbra, e di vero non è a dirsi facetissima la più che insulsa costanza di questi due leggierissimi capi nel vicendevolmente illudersi? conciossiachè Roberto, conscio appieno del finale destino cui soggiacerebbe il menzognero cenobita addivenuto scenico imperatore, trattavalo non di meno come se stato fosse il vero Augusto suo consuocero, usavagli ambiziosamente ogni riguardo, e presentavalo frodolentemente alle città che macchinava togliere all’impero qual legittimo loro so-