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LIBRO PRIMO. 75

giuria con che deturpò i legati) si apparecchiava colla grazia spirituale e coll’evangelica pace alla guerra, pacifico e discepolo del pacifico movendo ed eccitando la discordia civile. Imperciocchè fatti a sè venire tostamente i Sassoni e Lantulfo e Welco lor condottieri induceli con molte promesse, unitavi quella di crearli re di tutto l’occidente, a compiere i suoi disegni1. Cotanto avea egli pronta la destra a consacrare i re, sordo alle ammonizioni di Paolo, il quale dice non doversi così spacciatamente imporre le mani a nessuno, che di botto accordò la ducale benda a Roberto, e la corona ai Sassoni. Attelatisi poscia da entrambi, da Enrico e dal papa, gli eserciti di fronte, e datosi qua e là nelle trombe ne surse grave ed ostinata battaglia, le due fazioni di pari conformità lanciottandosi quando vicine, e quando lontane avventandosi quadrella con tale veemenza che in breve ora tutta la sottoposta pianura fu convertita in mare di sangue, i superstiti dalla strage bagnati di sudore e tutti sanguinosi proseguendo la pugna. Taluni di essi parimente, incespicando ne’ cadaveri, caduti e sommersi in un fiume di sangue, rimaneansi affogati, mercè la grande inondazione diffusasi per l’amplissima vastità del campo. L’esito poi della battaglia si librò, con eguali speranze dall’una e dall’altra parte, infino a che Lantulfo, duce dei Sassoni, fu il condottiero della sua fazione; ma spento costui da mortale ferita, la pontificia falange, dato di volta, pigliò a fuggire,

  1. È falso che da Gregorio VII venissero eccitati i Sassoni a guerreggiare Enrico.