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72 ANNA COMNENA

cissimo fatto non meno per comprovare infin dove la barbarica sfrenatezza giugnere possa, che per non mancare alla fedeltà ed ai doveri di cui è in obbligo la storia, alla quale non è permesso di tacere così gli straordinarj e prodigiosi eventi, come gli atti e le deliberazioni d’un mostruoso ardire, onde l’umana malizia siasi fatta per ventura esecutrice. E tale, a fe mia, operò un pontefice; oh costumi! Ch’è peggio ancora un sommo pontefice, l’universale vicario di Cristo nel mondo intero; questi sono i titoli che i suoi latini reputandoli di lui proprj gli danno, anche in ciò, di conformità ad ogni altra arroganza loro, mentendo. Conciossiachè dall’antica Roma trasportatosi lo scettro nella regale nostra città, e con esso il senato e tutte le onoranze e gli ordini dell’imperio, vennevi parimente a mancare la prima dignità del pontificato; senzachè dai precedenti nostri sovrani il primato della chiesa fu aggiudicato al trono constantinopolitano, ed il sinodo calcedonese, conformandosi alla prefata ordinanza loro, dichiarò essere la constantinopolitana sede a tutte le altre chiese superiore, ed a lei volersi ritenere soggette le diocesi e provincie dell’intero orbe cristiano1. Sembra parimente che Gre-

  1. Ecco il Canone ventottesimo del citato Sinodo - Urbem, quæ et imperio et senatu honorata sit, et æqualibus cum antiquissima regina Roma privilegiis fruatur, etiam in rebus ecclesiasticis æque ac illam extolli ac magni fieri, secundam post illam existentem etc. Ed a questo Canone i romani legati si opposero dicendo pregiudicarsi con esso il patriarca Alessandrino, consideratosi ognora il primo dopo il romano