minacciavalo con fortissime parole di balzarlo giù ignominiosamente dalla sede occupata, qualora egli di sua posta non l’abbandonasse. Gregorio udito l’oltraggioso messaggio volse tutto il suo sdegno contro i legati di Enrico apportatori degli ordini sovrani. Fattili pertanto spietatamente vergheggiare, tolta loro con forbici la chioma, e con rasoi schernevolmente la barba, li deturpò soprappiù con altra foggia di crudele e barbarissimo vituperio, schifo e brutto cotanto a dirsi che abborrisce il mio pudore, e la verecondia a femina ed a principessa convenevole dal profferirlo. Una così grave scelleraggine indegnissima non solo del pontefice, ma di chiunque si dichiara cristiano detesto unitamente all’animo di chi osò concepirla e mandarla ad effetto, e se ne volessi più distintamente parlare contaminerei la penna e la carta1. Mi fu uopo tuttavia di qui esporre in generale lo scon-
- ↑ Il lettore stia bene in guardia dall’accordar fede alle cose narrate con tutto lo scismatico livore contro la pontificia romana Sede, e più e più volte da scrittori autorevolissimi notate di falsità. Il vituperoso trattamento di cui fingonsi vittime i legati dell’imperatore Enrico non è che una menzogna dei Greci scismatici pieni d’odio contro il primato del pontefice romano ed il celibato della chiesa latina. V. Davide Eschelio nelle sue note sopra questo luogo. Si aggiunge inoltre che nè il Brennone, nè il Venerico da Vercelli o Valtramo di Naumburgo, nemicissimi di questo pontefice (i quali certamente non sarebbonsi rattenuti dal metterlo in diffamazione col propalare l’orrendo misfatto) se ne mostrano del tutto ignari. Il qui detto valga eziandio per altre consimili fandonie inserite nella presente istoria contro il papa ed il re.