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64 ANNA COMNENA

lenzio, sebbene conosca intempestivo l’esporre come il giovinetto modellato si fosse a campione di bellezza dalla natura, adoperandosi costei tutto il poter suo nell’eseguirlo; anzi vie meglio dichiarerollo delle mani del Nume eccellentissimo lavoro, dal quale poteasi argomentare l’industria dell’artefice, obbligato ognuno, al primo gittarvi gli occhi sopra rimaso attonito, ad asserirlo verissima propaggine dell’aurea generazione favoleggiata dal Greci, tanto in lui rifulgeva l’attraente forza d’un’assolutissima bellezza. Nè lo scorrimento dei molti e molti anni da che più nol mirai giunse infin qui ad affievolire o cancellare nel mio animo così grande avvenenza, di guisa che neppur qui émmi dato il rammentarlo senza effusione di abbondanti lagrime. Raffreno tuttavia del mio meglio il pianto, serbandolo per gli acconci luoghi de’ miei tempi, onde non isconvolgere l’ordine della storia mescendo insieme colla narrazione delle pubbliche faccende le private lamentele delle proprie sciagure. Questo giovinetto, alcun poco di me più avanti negli anni, scevro da contaminazione comunque, prima che a’ miei sguardi s’appresentasse il sole venne fidanzato ad Elena di Roberto. Eransi convenuti parimente infra di loro i conjugali patti, che, non oltrepassando i limiti d’una promessa, andarono in nulla tanto per la immatura morte di lui, quanto pel cambiamento della repubblica, posti in obblio al salire in trono di Niceforo Botaniate; ma, pur troppo accorgendomi di aver rotto il filo della mia narrazione, torno a rannodarlo.

XXXVII. Roberto, da umili natali pervenuto al sublime apice della fortuna, pensando nulla esservi al di là delle