cui forza e potentissima audacia Michele Duca volse sconsigliatamente contro il romano impero coll’aderire alle antedette nozze. Se non che, facendomi più indietro col discorso, innanzi tutto indicherò i principj di Roberto, donde egli abbia tratto origine, quanto il suo patrimonio si fosse, ed a qual alto grado di potenza una serie, o, per meglio dire, un fortuito accozzamento di variati eventi lo abbiano condotto, e, per esprimermi più religiosamente, infino a qual punto la divina provvidenza abbiagli permesso di giugnere, accordando con saggia dissimulazione alle costui maliziose geste ed arti un prospero successo.
XXXII. Roberto fu di patria normanna, di bassi natali, d’indole tirannica, d’animo astutissimo, forte di braccio, rimirante con avido sguardo le ricchezze e le felicità degli ottimati, d’insuperabile violenza, e d’invincibile fermezza nel tener dietro a’ suoi concepimenti, allorchè ostinavasi di mandarli a buon fine. Era poi di così elevata statura da non avervi, neppure a fronte degli altissimi, chi lo agguagliasse; la sua pelle tendeva al rosso, la chioma al biondo; larghi avea gli omeri, e luci tanto vive che di vero sembravano scintillanti. Nella rimanente conformazione delle sue membra inoltre, laddove si conveniva prolungamento maggiore lo vedevi, senza trascorrere i giusti limiti, disteso; e dove l’uso e la proporzione delle forme addomandavano ristringimento l’avresti detto lavorato al tornio dalla natura con certo qual artifizio da renderlo maravigliosamente disposto; tale infine dalla pianta dei piedi alla sommità del capo, siccome ricordomi avere udito da