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LIBRO PRIMO. 55

e di Alcmena. Tali furono le gloriose ed illustri sue imprese avanti di giugnere al supremo potere, ed ebbene in premio dal sovrano l’onoranza di Sebasto1, acclamandolo siffattamente nel mezzo del senato.

XXXI. Siccome ne’ corpi mal fermi in salute le malattie non derivano sempre dalle stesse cagioni, ma talora dai succhi interni non bene assimilati, o da una disordinata abbondanza di umori, ed altre volte hanno esse origine dal concorso di cause circostanti, o dallo smodato uso di cibi insalubri, così di que’ tempi la romana repubblica ora si procacciò da sè stessa nel suo interno letali morbi, dir voglio i prefati Urselj, i Basilacj e quanti altri hannovene da essere annoverati nella moltitudine de’ tiranni fervente in allora; oltre poi cosiffatti sconcerti interni, ella soggiaceva parimente ad esterne sciagure, costretta a piegare il capo sotto fieri, molesti e barbari tiranni d’altronde venuti. Morbo insanabile di tale specie e d’irreparabile rovina dirò quel famoso campione di tirannica demenza, l’altero ed assai potente Roberto, il quale, in mia fe, ebbe a madre la Normandia, ed a levatrice e nutrice furberia e

  1. Titolo di sommo pregio nella constantinopolitana reggia, il quale soleasi conferire ai più stretti di sangue coll’imperatore, e significa venerando principe, o reverenda potestà. L’insignito di esso non di meno era un grado inferiore al Despota, altro titolo di cui venivano decorati i figli stessi dell’imperatore. Quindi era, secondo il Butingero, la terza dignità dell’impero constantinopolitano: Imperatore, Despota, Sebasto (Σεβαστος, veneratione dignus, augustus).