attelati di già i suoi, dirigevasi ad un nuovo assalto, quando taluni degli Alessiani, da lunge rimirato avendo altri de’ militi nemici, erano proceduti con violenza grandissima a combatterli, e riusciti a disperderli e porre in fuga menavanne al duce loro alquanti prigionieri. In cotal mezzo Manuele, fratello di Basilacio, asceso un colle a piena gola incoraggiava i suoi gridando: Questo giorno è giorno e vittoria di Basilacio. Al che un Basilio di nome e di cognome Curtricio, famigliare e compagno del Brienio Niceforo testè rammentato, uomo ardito ed intrepido ne’ cimenti, partitosi dallo schieramento di Comneno salì quel colle. Manuele, vedutolo, muove ad incontrarlo a briglia sciolta, con tremendo cipiglio e colla spada in pugno; ma Curtricio, anzi di bastone, penzoloni dalla sella, che di spada, colpitolo fortemente in su la testa di botto lo scavalca, e fattolo prigioniero lo presenta come una spoglia a mio padre. Quindi tutte le rimanenti truppe di Basilacio dopo breve resistenza voltarono le spalle, primo il duce stesso a fuggire, e giunte a Tessalonica, perseguitate ognora dal nemico, i cittadini le accolgono, chiudendo le porte agli imperiali. Un tal procedere non isgomentò punto mio padre, il quale, senza svestirsi l’usbergo, senza deporre l’elmo, lo scudo e la spada, tosto preparossi a batterne le mura, e minacciò del saccheggio i cittadini. Ma poichè bramava di prendere vivo e servare Basilacio, stabilì di venire agli accordi seco mediante il cenobita Gioannicio, uomo di specchiata virtù, colla promessa che arrendendosi non patirebbe molestia alcuna. Sordo Basilacio alla proposta, i Tessalonicesi, ze-