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52 ANNA COMNENA

pugnatura tuttavia dalla mano pendente. Un altro macedone a simile, di nome Pietro e di soprannome Tornicio, avvenutosi nel mezzo de’ nemici, n’andava occidendo molti, poichè la costoro falange si trovava all’oscuro, durando peranche la notte, di quanto accadeva. Comneno osservata quella moltitudine ferma nel combattere vi si lanciò con furia contro, occidendone chi gli si opponeva, quindi tornato a’ suoi procacciava che tutti dessero opera a quanto era per imprendere, quelli da presso chiamando colla propria voce e mano, e spedendo messaggieri agli arretrati e lontani onde avvertirli che mentre egli dava dentro alla nemica falange lo seguissero di colta. In tale frangente, per dire tutto con brevità, uno dei Galli sotto le imperiali bandiere, uomo pieno di coraggio e spirante guerra, vedendolo per l’antedetto divisamento ritirarsi dal mezzo de’ nemici, impugna la spada, bagnata e fumante di fresco sangue, credendolo probabilmente uno de’ barbari, gli corre contro di tutta possa, e lo ferisce vicino al petto, e per poco non lo scavalca. Ma egli tenendosi ben fermo in arcione, e chiamando per nome il milite lo minaccia che gli farebbe saltar via la testa; se non che l’offenditore coll’addurre a sua discolpa e ad impetrar perdono di sua reità la notte e quell’orribile parapiglia, scontò la pena dell’imminente morte.

XXX. Nella mattina del seguente giorno, pervenuto il sole sopra l’orizzonte, i tribuni ed i duci di Basilacio si travagliavano pieni di sollecitudine a richiamare le truppe loro dalla preda, bramosi di riordinarle e di ricomporre la falange. Il gran Domestico in cambio,