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LIBRO PRIMO. 51

nè per coraggio ad esso inferiore. Comneno dà poscia addosso con ogni sorta di violenza ai trepidanti, percotendoli da lontano coll’arco, lanciottandoli da vicino, e spaventandoli a furia di grida; col favor delle tenebre li rabbuffa, e si vale del luogo, del tempo e di mezzo comunque ad istrumento della vittoria, ponendo acconciamente in opera tutti gli oggetti giusta le proprietà dalla natura loro accordate. Oltre di che quanto più riempiva di confusione e terrore i nemici, tanto maggiormente lo rimiravi tranquillo, col suo senno e coll’acume della sua intrepida mente tener l’occhio a che che sia, distinguere quanto appresentavaglisi, essere di tutto memore, e di tutto curarsi, anche de’ singoli individui, con soprabbondante premura; incalzare i fuggitivi se nemici, racquistarli se imperiali, senza cader mai in fallo, tra quel grandissimo perturbamento, sbagliando assisa, volto, o voce; nè fia discaro che a mostrare la prontezza del suo intelletto nell’osservare e dirigere le menome faccende stesse ne riferiamo qui alcuni esempi.

XXIX. Aveavi un Gula cappadoce, fido servo di mio padre, pronto ad alzar le mani, e di un ardire al di là nei pericoli della guerra. Questi aocchiato avendo Basilacio, e ben lo conoscea: gli avventa un forte colpo sopra l’elmo; se non che a lui eziandio sorvenne il caso di Menelao, alle prese con Paride, andandogli la spada in tre o quattro pezzi, non rimasane che l’elsa nella sua mano. Alessio vedutolo in tale stato, lo sgridò acerbamente, incolpandolo d’infingardaggine, siccome colui che si fosse lasciato portar via il ferro; ma egli si giustificò e riconciliossi col suo padrone, mostrandogli l’im-