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LIBRO PRIMO. 49

a tutta gola chiedendo ove stesse quel balbuziente, nomato così da lui per ischerno il gran Domestico. E di verità, sebbene mio padre avesse un favellare sciolto ed anche fornito di qualche naturale facondia, la sua lingua tuttavia lievemente s’impigliava nel proferire l’R, e scorrendo agevole per tutte le altre lettere, all’incontrare questo decimo settimo elemento1 v’impuntava soffermandosi un poco. Basilacio dunque, pigliato da questa imperfezione motivo di oltraggiarlo, iva gridando: il balbuziente, ed in pari tempo ricercando, rimestando e sconvolgendo ogni cosa, forzieri, mense, vasi, ed infino lo stesso letto di lui per tema non vi si tenesse ascoso al disotto. Non di meno tratto tratto volgeva i suoi sguardi a Gioannicio (tale il nome del cenobita custode del padiglione di Alessio, la cui madre erasi data premura grandissima che ogni qual volta egli si partiva coll’esercito avesse di continuo al lato, in qualità di famigliare, alcuno de’ più venerandi monaci, ed il pio figlio secondò la materna volontà non solamente ne’ primi tempi di sua giovinezza, ma eziandio negli anni contigui alla virilitade, vo’ dire all’epoca del suo matrimonio). Basilacio dunque assiduo nell’importunare Gioannicio colle sue interrogazioni, mentre ponea sossopra il padiglione del supremo duce scompigliando, arrovesciando ed investigandone tutte le suppellettili, niente meno che se avesse nell’animo d’indagare chi nascondeasi nell’Erebo (il che Aristofane espresse con una semplice parola2),

  1. Ρω (R). Lettera decima settima dell'alfabeto greco.
  2. Ἒρεβοδιφῶν.
     ANNA COMNENA. 7