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48 ANNA COMNENA

Di più avendo congetturato dall’indole del suo avversario e dalla vicinanza dei campi la probabilità che Basilacio tramassegli una sorpresa notturna, al calar delle tenebre fa comando a tutti i suoi, cavalieri e fanti, di uscir seco armati e disposti come per dare battaglia. lngiunge parimente che si lascino da per tutto nella notte accesi i fuochi nel campo, onde meglio conseguire il divisato scopo. Da ultimo pone alla custodia della vittuaglia e delle vestimenta abbandonate nel proprio padiglione un suo famigliare, il vecchio monaco Gioannicio, e va insiem coll’esercito a collocarsi in luogo assai lontano e remotissimo dalla vista del campo, attendendovi l’ora di compiere il suo proponimento. Conciossiachè sospettando egli, come fu il caso, che durante la notte Basilacio irebbe ad assalirgli il campo, ed in ispecie la tenda, ove le accese lampane darebbero indizio che vi dormisse in piena sicurezza il supremo duce, e quindi potrebbesi a tutto bell’agio imprigionare, dimorava negli aguati in espettativa di quanto prevedea; nè andò errato.

XXVIII. A notte ferma pronto Basilacio con diecimila combattenti, pedoni e cavalieri, lanciossi nel campo, ed ovunque vedendo fuochi accesi, ed il padiglione del condottiero, più alto e largo d’ogni altro, risplendentissimo, vi si diresse di tutto impeto e con provocatrici e turbolente grida. Ma non comparendo giammai Alessio, nè centurione o tribuno, come pareva il caso, dai luoghi prossimani al padiglione, non rimastovi tampoco un guerriero, e non appressandoglisi che pochi sordidi ed abbietti iudividui del basso servigio, vie più gridava