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LIBRO PRIMO. 47

ed un nemico degni di sè. Non levatasi pertanto da dosso neppur la polvere dell’antecedente lotta, nè ancora terse dal nemico sangue la spada e le mani, gettasi con impeto, qual fiero leone, sopra questo Basilacio digrignante i suoi denti. E’ dà principio alla guerra coll’occupare il fiume nomato da’ paesani Bardaro, che scorrendo dai vicini monti della Misia, dopo aver circondato molti luoghi, ed infra essi quelli di mezzo a Berrea e Tessalonica, dividendoli in due parti, occidentale vo’ dire ed orientale, va a metter foce nel nostro mare di ponente. Imperciocchè sogliono i maggiori fiumi dopo aver colmato gli antichi alvei, adducendovi colle frequentissime alluvioni tanta quantità di melma da rimanerne eglino stessi alla per fine esclusi, inondare nuove sedi e col declivo lor corso formarsi altre vie, lasciando tra’ due alvei qualche distanza. Mio padre, osservato ciò relativamente al Bardaro, colla sua militare scaltrezza sceglie appunto il luogo, munito di naturali fosse, infra l’uno e l’altro fiume, per mettervi il campo, essendogli Basilacio distante non più di due o tre stadj. Sembra in vero che ambo i duci venissero nell’eguale determinazione onde a vicenda schivare e tramare le notturne frodi. In amendue i campi a simile i militi prendevano durante il giorno riposo ed i quadrupedi cibo, e nelle ore notturne ognuno si tenea desto ed in accurata guardia. Tale sistema ebbe principio da Basilacio, suggeritogli o dalla propria furberia, o da qualche straordinaria inspirazione, e lo seguì anche Alessio la mercè di sua prudenza, acquistata col lungo esercizio nel guerreggiare, e di sua naturale avvedutezza.