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44 ANNA COMNENA

do, nè per ancora suscettivo d’un pensiero di buona ventura, avendo la vita stessa in odio, piegatosi non di meno alla costumanza de’ servi, ed in ispecie di quelli fatti in guerra, i quali non sanno dire di no ai loro padroni, consentì all’udita proposta. Smontati dunque a piede ambo i duci, mio padre s’addormentò sopra un verde letto di folta gramigna, ma a Brienio, quantunque avesse appoggiato il capo alla radice d’un alta quercia agitante sua chioma, pure non comparve il dolce sonno (come direbbe il soavissimo poeta) a tentarne le luci. Ora tenendosi egli supino, al vedere, alzati gli occhi, una spada penzoloni dai rami e libero il luogo all’intorno da testimonj, sentissi animato dal pensiero, avendone tutta l’opportunità, di uccidere Alessio. Nè sarebbe ristato dal farlo se non saprei qual divina forza (e mi ricordo averlo udito soventi volte da lui) non vi si fosse opposta, la quale, in buon punto ammansandone il fiero cuore, lo persuase a rimirare mio padre con occhio benigno ed asperso di tenera compassione. Potrà quindi ognuno di leggieri comprendere che il Nume con particolare sollecitudine vegliava la salvezza di Comneno, di quel prezioso capo vo’ dire, cui fin d’allora con manifesta deliberazione prometteva l’impero ed il romano scettro. Che se col tratto successivo Brienio ebbe a patire aspro ed inumano trattamento è uopo incolparne l’atroce consiglio di cortigiani potentissimi a que’ di presso dell’imperatore, non avendovi preso menomamente parte mio padre.

XXVI. Di questo modo giunse a buon termine la Brieniana spedizione sotto gli ordini del gran Domesti-