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42 ANNA COMNENA

tro, costretti e cavalieri e cavalli per le gravissime ferite a cercare altrove maggior sicurezza; fatto dunque precedere il segno tutti volgono le spalle al nemico.

XXIV. Ma Brienio, avvegnachè molto faticato dalla mal riuscita pugna, e ridotto da forze di gran lunga maggiori a cedere, mostrò quanto mai sempre fosse valoroso ed a sè stesso presente, riguardando a otta a otta indietro, ferendo chi veniagli da presso, e non perdendo in conto alcuno di vista, in conformità dell’arte guerresca, una decorosa e nobile ritirata, assistito in essa dal fratello e dal figlio, amendue prodi coadiutori, le cui geste di quel dì, senza esagerazione affatto eroiche, sembrarono vero miracolo perfino ai nemici. Poichè mancate le forze al destriero di Brienio per le molte e lunghe corse, ora fuggitivo ed ora persecutore, in ogni direzione, e ritenutolo agli estremi di sua vita, il duce smontato a piede e colle redini in mano di moto proprio sfidò i due più fieri de’ vicin Turchi, l’uno de’ quali avventògli un colpo d’asta; ma prima di portargliene altro più grave fu da lui ripercosso in modo che ebbene a un tratto balzata la mano coll’impugnato dardo per terra. Il secondo intanto di essi Turchi saltato con mirabil destrezza dal proprio cavallo sopra quello di Brienio occupavane prontamente l’arcione, e il duce, possessore tuttavia delle redini, cercava indarno con gagliardissimo sforzo di montarne, piegandosi a mo’ di serpe, il groppone, e precipitarlo a basso; ma fallitagli l’impresa cangia consiglio, e tenta ferirlo di spada, avvegnachè pur ora inutilmente, di continuo rincontrando vigorosa resistenza. A furia di vibrar colpi in fine