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360 ANNA COMNENA LIBRO SESTO.

dare quelle sterminate scitiche falangi essendo eglino di così basso numero; atterriva poi gli avversarj la presenza delle armi romane ordinate in pianura e splendenti non meno per le tante insegne, che per la lucentezza, rimpetto al sole, delle vesti loro. I soli millantatori e temerarj Latini, da lor posta chiedeano il conflitto, non risparmiando scherni e minacce a chi mostravasi di contraria sentenza; il perchè venivane frenato e represso l'orgoglio da Taticio, personaggio d’animo calmo e sagacissimo nel congetturare di colpo e con certezza quanto si fosse uopo attendere dagli incerti futuri eventi. Un dì intiero i due nemici si mantennero fermi nell’ eguale posizione ed apparenza, non avendovi chi osasse inoltrare o comparire in sella nel mezzo. Al cader delle tenebre in fine i comandantidi qua e di là fecero sonare aricolta, e passata la notte entro i loro campi ne’ due susseguenti giorni replicarono questa boriosa mostra, nulla ommettendo entrambe le parti ad ostentare un pronto assalto ; senon che, nessuno andato più oltre, gliSciti verso i primi albori del terzo dì fecersi indietro; nè giunsero ad ingaanare Taticio, il quale a furia si pose ad inseguirli, ma più corse la lepre che non il levriere, poichè il nemico riparatosi all’ istante in Sidero (nome di paese tra profondissime valli) e quindi in salvo , non abbandonò ai romani persecutori che le sue pedate. Il duce Taticio di poi ricondusse le truppe in Adrianopoli commettendone la difesa ai Galli, e congedata parte dell’ esercito si dispose col resto a battere la via della città regale.

FINE DEL PRIMO TOMO.