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LIBRO PRIMO | 27 |
città Amasena, e la non avvenuta irreparabile sua perdita. Eccovi con quale baldanza alcuni malvagi cittadini prendono a giuoco le vostre vite e sostanze, e voi intanto, semplicioni come siete, ne secondate la frode e la malignità coll’aderire ai loro sediziosi impulsi; nè comprendete che poscia eglino stessi con perfide accuse accenderanno l'ira imperiale contro di voi per quelle colpe che a loro persuasione avete commesse. Laonde se mi credete meritevole di qualche fede accommiatateli, e ritiratevi, ognuno, nelle proprie case, ove, ponderate diligentemente le mie osservazioni, di leggieri potrete giudicare se gli autori del ribellamento od il romano duce siavi largo di più salutari consigli.”
XII. Porto orecchio a queste parole gli Amaseni abbandonarono nel foro, non altrimenti che un fragile vasello caduto in terra, il divisamento condotto seco dalle proprie case, e ciascheduno riparò sotto il suo tetto lasciando Alessio libero pel momento da timore, ma sempre in agitazione sull’avvenire. Conciossiachè egli ravvolgea nell’animo suo quanto la volubile plebe sia facile a cangiar d’opinione, presto abbandonando i concepiti progetti, e riprendendoli coll’eguale celerità quando in ispecie abbiane incitamento da seduttori. Cominciò dunque a paventare non i tumultuanti al sopraggiugnere delle tenebre tornati ad'impazzire gli si facessero novamente contro per torre ad Urselio i ceppi e rimetterlo in libertà; ad impedire poi il grave attentato ben sapevasi in difetto di truppe a bastanza coraggiose. Chiamato a sè pertanto, in aiuto dell’impotenza sua,