menti d’Urselio contro tutte le città degli armeni confini; rammentatevi or dunque il numero di quelle da lui guastate, dei cittadini multati ingiustamente, dei liberi corpi fatti bersaglio d’intollerabili pene, dell’oro da voi strappato. Ecco non di meno appresentarsi l’occasione di liberarvi in un sol giorno, se volete, da tutti i prefati mali gravissimi, e da quanti ve ne sovrastano per opera di così molesto nemico; ed è se procaccerete oggi d’impedire che noi siamo costretti a rimandare libero questo barbaro, che mercè l’aiuto certamente divino ed il vostro favore qui custodiamo prigioniero. Tutac, dal quale venne arrestato ed a noi venduto, ci chiede il pattuito prezzo della sua industria e preda; ma noi lontani dal proprio paese, ed avendo col diuturno guerreggiare contro de’ barbari consumato quanto al partirci dai nostri possedevamo, da senno che ora non siamo in istato di seco lui sdebitarci. E piacesse al Cielo che questi volesse almeno accordare un idoneo respiro, poichè mi recherei di colta presso all’imperatore, e mi farei indietro, avutone il tempo, coll’urgente somma. Ora da tale esposizione dovete a bastanza chiaramente comprendere che, nulla di ciò essendo in mia facoltà, l’unico mezzo di trarmi d’impaccio consiste nel voler essere voi condiscendenti a metter fuori il danaro, certi di riaverlo tra poco e con molti ringraziamenti dall’imperatore.”
X. Tale proposta non solo fu accolta con gravissime offese e villanie, ma provocò eziandio a veemente trambusta gli Amaseni, disposti in vero ad una ribellione.