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196 ANNA COMNENA

la turchesca potenza a poco a poco venendo meno, si parea che la dignità e libertà del romano impero, quasi da semispenta ed appena fumante scintilla tornate a prendere vita, risplendessero con nuova e molto più diffusa fiamma. Poichè il Comneno allontanando i barbari non solo dal Bosporo e dalla marittima regione, ma pur anche dai luoghi di contro alla Bitinia, alla Tinia e dalle frontiere di Nicomedia a tale ridusseli che il sultano loro tutto impaurito fu costretto a chiedere istantemente la pace. Alessio non vi si rifiutò, obbligato a consentirvi dal crescere universalmente la voce, fondata sopra infallibili autorità, della venuta di Roberto, il quale, con immenso numero di truppe e con impeto veementissimo inoltrando per guerreggiare l’impero, trovavasi non lontano dai lidi longobardi, e di là pronto a movere alla volta de’ Romani. Neppure un Ercole invero, come suol dirsi, avrebbe da solo intrapreso a combattere due nemici, rinvenuto avendo in ispecie il giovane imperatore negli stessi principi del suo reggimento la repubblica in compiuta rovina, la quale non più, come da lungo tempo, dechinava insensibilmente a morte, ma di carriera volgeva al suo sterminio, sembrando quasi agli estremi ed in assoluto conquasso per mancanza di truppe e danaro, il tutto divoratosi in addietro e prodigalmente consumato senza ombra di pubblica utilità. Questa eccessiva e generale diffalta sollecitò Alessio, quantunque mal suo grado e tosto che rispinto ebbe i Turchi ben lunge da Damali e dalle marittime piagge, di accettare i doni a que’ di estimati di competenza nell’accogliere i supplichevoli bar-