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LIBRO TERZO. 195

d’occhio i barbari soliti ad ascondersi insidiosamente nelle fenditure delle rocce. Ripetuti da costoro per alcuni giorni siffatti scorgimenti ed assalti, piede innanzi piede i Turchi della marina riparavano nell’interno della regione. L’imperatore avutane contezza ordina a’ suoi di occupare le terricciuole e gli edifizj non guari prima in mano de’ barbari ed ora deserti e di pernottarvi, ond’essere pronti coi primi albori, quando bisogno di vittuaglia o d’altro metta il nemico fuori del campo, ad attaccarlo, e rimasi vincitori, contenti del primo riportato vantaggio, torneranno, sonato di colpo a ricolta, nelle proprie stanze, per tema non dandosi con qualche risico ad accrescere la conseguita vittoria, un piccolissimo tocco sinistro imbaldanzisca gli avversarj soliti ad essere prevalenti. Nè da lungo tempo e’ aggiravansi in tali pratiche quando i barbari vie più allontanatisi giunsero a piantare sopra terreno maggiormente sicuro il campo. Alessio allora fe’ comando a’ suoi militi finquì pedestri di montare in arcione, vibrare l’asta, importunare e molestare con iscambievoli scorribande il nemico, non più cimentandosi furtivamente nelle ore notturne, ma di pieno giorno e provocandolo con arditezza. Ad aumentare poi il coraggio loro pone sotto i decurioni cinquanta individui in luogo di dieci, a fine d’incutere maraviglia ne’ barbari al mirare quelli che testè in poco numero, pedoni e col favor della notte eran paghi di rubacchiare lievissimi avvantaggi, ora surto l’astro maggiore, e perfin giunto alla metà del suo corso diurno, cercassero animosi di venire a battaglia campale. Non altrimenti