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LIBRO TERZO. 193

bievolmente non solo come cristiani, ma ben anche per essere di nuziale affinità congiunti; di questo modo fortificatosi l’uno colla potenza dell’altro, addiverremo ambedue, piacendo al signore Iddio, terribili ai nostri avversarj. Mandiamo alla tua nobiltà in argomento di felice augurio i piccoli doni seguenti: Un’aurea croce ornata di grosse perle da portarsi ricadente, volendo, sopra il petto; un’aurea teca con entrovi reliquie di parecchi santi, i cui nomi sono indicati dallo scritto apposto ad ognuna di esse; un calice inoltre di pietra sardonica ed un bicchiere di cristallo; una piccola scure astriforme con aureo fermaglio, e balsamo. Prolunghi il Nume la tua vita, dilati i confini del tuo dominio, e renda conculcati ed infami tutti coloro che ti nimicano. Abbiavi pace e tranquillità presso i tuoi sudditi, ed un sereno sole risplenda sopra tutta la terra a te soggetta. Sieno i tuoi nemici in obbrobrio, e ti conceda la celeste potenza del Nume inespugnabile forza ed accertata vittoria, sì grandemente amando tu il vero nome di lui, ed armando il tuo braccio contro de’ suoi oppositori.

XXIV. Alessio augusto, dalla regale città date queste disposizioni per l’occaso, e rintracciando con accuratezza ogni mezzo onde contradiare gli ostili divisamenti appalesatisi e di già in atto verso la sua persona e la repubblica romana, s’apparecchiava al minaccevole e sovrastante periglio. Ordunque al mirare gli empissimi Turchi di piè fermo all’intorno della Propontide, come abbiamo di sopra accennato, Solima, governatore di tutto l’Oriente e di stanza in Nicea (dov’era il Sultaniccio, che

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