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LIBRO TERZO. 189

stamente nella capitale col resto della soldatesca e con leve quanto mai possono copiosissime di nuovi soldati. Dopo di che volta la mente alle occidentali faccende escogitava i mezzi di resistere a Roberto e d’impedire a tutt’uomo che i duchi ed i conti non proseguissero ad unirglisi come aveano cominciato a fare. E di questo pensamento s’avea Monomacato, il quale, come già riferivamo, da mio padre, non per anche in possesso dell’imperio, richiesto di pecunia mandavagli sole parole, scusandosi coll’avere obbligato sua fede al regnante; era quindi giusto il timore non costui, udita la rinunzia di Botaniate, si desse a Roberto. Il perchè sollecito a preoccuparlo spedisce suo genero Giorgio Paleologo a Dirrachio (città illirica) coll’ordine di tentare ogni via, salvo la violenza, privo del necessario per riuscirvi armata mano, a fine d’indurlo a partire. Inculcavagli altresì di fortificare l’antedetta città contro gli apprestamenti di Roberto, risarcendo le mura e le macchine, e fabbricandone di nuove; si guardasse al postutto dall’apporre chiovi comunque al legname della merlatura, acciocchè il presidio potesse agevolmente rovesciarlo, giunta l’ora della scalata, sopra i latini assalitori. Scrisse del pari lungamente ai prefetti delle città marittime ed agli isolani, esortandoli a non perdersi di animo, nè ad annighittire, stessero in cambio cogli occhi intenti a Roberto per tema non questi, colpa e vergogna loro espugnate le città ed isole confinanti, prendesse in seguito a trambustare la repubblica e l’impero. Così di contro, ma ben anche altre mene gli tramò da tergo, adoperando, intendomi per via di lettere ad ini-