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186 ANNA COMNENA

grande scuotimento del suolo per lunga tratta, cadere schiantata fin dalle profonde sue radici. L’Augusto allora comprese immediatamente essere opera divina il beneficio della propria salvezza, e divulgatasi in questa la voce di qualche ribellione tramata dagli orientali retrocedette con prestezza somma in Costantinopoli pieno la mente del pensiero d’inalzare un elegantissimo tempio alla gran martire Tecla, impiegandovi largo danaro e decorandolo con ogni maniera di ornati assai pregevoli non meno per la materia che per la esecuzione. Quivi egli, tosto compita l’opera, venerando con rito cristiano il Nume gli rendè grazie dell’averlo così mirabilmente salvato, e di poi assiduo frequentollo per farvi le sue preghiere. Mercè di che eziandio l’imperatrice madre dell’Augusto scelto avea lo stesso tempio consacrato a Dio, come narrava, per assistere cotidianamente a’ pubblici doveri di religione. La qual donna ebbi pur io la fortuna per breve tempo di vedere ed ammirare, sebbene viva in me la fiducia che le sue accennate virtudi riportar debbano piena fede anzi invocando la pubblica universale contezza e la sincera confessione dei non invidi, che la oculata testimonianza della scrivente. Poichè, lo ripeto, se fossimi proposta di tessere un elogio invece d’una storia, molto più certamente mi sarei dilungata riferendo altre pie e commendevoli azioni di questa matrona, ma è ormai tempo di rannodare il filo, da lunga pezza interrotto, delle pubbliche bisogne.

XXI. Alessio vedendo l’impero agli estremi, devastandone i Turchi le orientali provincie, ed alle occi-