ma di compiuto traslocamento l’intiera nazione si pose a stanza sulle nostre frontiere con grave danno del paese e delle città confinanti. A tale annunzio l’imperatore Isaacio estimò conveniente di occupare Triaditzam; tolta così agli orientali barbari la facoltà d’imprendere o di nuocere li obbligò, sebbene lor malgrado, a rimanere tranquilli; quindi non avendo più che temere di là, marcia con tutto l’esercito alla volta de’ Misii per mandarli fuori delle romane terre. Costoro impauritisi alla vista dell’esercito e del condottiero si divisero in contrarj pareri, inclinando parecchi alla pace. Se non che l’Augusto risoluto di non prestarvi orecchio muove ostilmente egli stesso colla schierata falange a combattere la più munita parte del campo loro, e coll’improvviso arrivo, facendo mostra così da vicino della propria persona e delle sue truppe, destovvi grave scompiglio. Sì tanto in vero ch’e’ non osavano rimirare l’armato duce vibrante lor contro terribili e fulminei sguardi; l’ordinanza inoltre della falange, e l’unione ed il collegamento degli scudi con artificio indissolubile insieme congiunti presentavano orribile spettacolo a quegli occhi avviliti. Si ritirarono pertanto e di maniera che nel medesimo giorno, abbandonate quivi le tende, ma colla minaccia di tornare, scomparvero; in fatto nel terzo dì eccoli novamente ad intimare battaglia. Se non che Isaacio addivenuto padrone del campo affardella e retrocede vincitore. Di là giunto alle radici del monte Lobitza è sorpreso da strabocchevole pioggia e da neve intempestiva, correndo il dì ventesimo quarto di settembre, dedicato a solennizzare la memoria della gran marti-