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178 ANNA COMNENA

amministratrice delle umane cose giunte sono al più sublime grado. Nè tale età va unicamente adorna del pregio attribuitole dalla tragedia pronunziandola consueta a parlare con maggior prudenza de’ giovani, ma sì bene di più utili consigli e più verace sapere. Al postutto quanta dovizia di senno racchiudessero i molti anni suoi, fattone cumulo nel trascorrimento loro, di leggieri lo testimonia quell’universale consenso che facevala infin dalla sua gioventù nominare un miracolo di senno, manifestando anche allora la maturità della canizie, e colla sua presenza e compostezza del volto e degli atteggiamenti dando a prima giunta a chi rimiravala non dubbio saggio di naturale virtù e maestoso contegno.

XVIII. Mio padre dunque non appena venuto in possesso dell’impero collocò sopra il trono regale questa sua madre, come narrava, volendola spettatrice e giudice de’ suoi certami e sudori, appellandola e stimandola sua signora non tanto per vaghezza di nome, quanto per ossequiosa obbedienza, professandole amore e rispetto molto al di là della comunal guisa, per non dire con umiltà servile. Sottoposto interamente ai consigli di lei rendeva la sua destra serva della materna lingua, e le sue orecchie solo intente ad accoglierne le voci ed i precetti. Di più ogni suo cenno di approvazione o riprovazione originava dagli anticipati materni divisamenti, accostumatosi lei presente o lontana a non appalesarsi giammai di contraria sentenza; non altrimenti andava la bisogna. Alessio apparentemente, Maria in realtà occupava il regno; ella sentenziava, dava