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LIBRO TERZO. 177

gio e nel condurre a buon termine gli affari e sì grande il potere e la perspicacia del vastissimo suo intelletto nell’ordinare e disporre le brighe civili, che detta l’avresti non pur idonea a reggere ottimamente negli estesissimi suoi limiti il romano impero, ma bensì tutti i regni insieme riuniti ed irradiati dal sole. Conciossiachè dotata per lunga esperienza di molta pratica nelle vicende umane e d’un ingegno mirabilmente destro nel vedere con somma chiarezza la natura e l’importanza degli affari, punto non indugiava a comprendere donde fosse uopo cominciare in ognuno di essi, in che modo e fin dove proseguirlo, e quali fossero gli idonei mezzi a dar loro appoggio; di colpo antiveggendo gli ostacoli che andrebbonsi ad incontrarvi, e mai sempre ferma e costante nel mandare con prudenza a compimento il miglior partito cui appigliarsi. Nè fra le molte sue prerogative d’ingegno e discrezione mancava di quella facondia propria della rettorica, sortita avendola innata seco, e ben simile all’acquisita; per liberalità della natura, non per beneficio dell’arte, fatta eloquentissima e versatissima nel persuadere, non già fornita di quella verbosa facondia o interminabile garrulità, nè tampoco interrotta nel dire e soffermantesi nel mezzo di esso quasi per diffalta repentina di fiato. Solea in cambio a luogo e tempo esordire e condurre a perfetto compimento il discorso, ed a riuscirvi non le fu di poco vantaggio l’essere stata assunta al governo dell’impero in età provetta, quando la prudenza ottenuta e resa stabile dalla pratica è nel suo massimo vigore, e quando l’arte di trattare saggiamente gli affari e la multiplice scienza regolatrice ed

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