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LIBRO TERZO. | 167 |
riate lamentele da supporre quelle mura minacciate di sovversione per effetto di qualche terremoto. Nulla di ciò sottraevasi dal sentimento di Alessio, o seducevane la memoria, non avendovi altri più intelligente di lui, o più pronto a sentenziare col massimo rigore le sue criminose azioni, di maniera che sebbene, fattosi patrocinatore di sè medesimo, cercasse persuadersi che i soli militi erano in colpa delle commesse ribalderie, rispondeasi nessuno da sè infuori avervi dato occasione, licenza e principio col ribellare, del cui astio, quantunque fosse in poter suo il riversarlo sopra que’ servi insidiatori, volea anzi aggravare sè stesso e sanare la propria coscienza col dolore e pentimento, che imponendone altrui nota. Ritenne adunque fermamente ch’egli giammai riuscirebbe nè in pace, nè in guerra ad imprendere un bene augurato e felice reggimento della repubblica, se prima di volgervi la mano e l’animo non adoperasse con religiosa purgagione di mondarsi da ogni reato. Immutabile in questo proponimento eccolo visitare la genitrice e, fattale palese la commendevole sua perturbazione, addimandarle i mezzi di sedare i proprj rimordimenti. Ella con maternale affetto lo accoglie, loda, consola, e di buon grado assume di compierne i desiderj. Laonde mandano di consentimento reciproco chiamando il patriarca Cosma (non avendo questi per anche rinunziato la sua dignità) e ad uno i ragguardevolissimi personaggi del sacro sinodo e dell’ordine monastico.
XIV. Ragunatosi il concistoro vi comparve Alessio in portamento e contegno non solo di colpevole, ma di reo già condannato, non essendone le vestimenta, gli oc-