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160 ANNA COMNENA

ta da molti favolosa; ma se narrò taluno che altre volte fatto abbia intra noi dimora un essere di forme simiglianti alla nostra Augusta, e vuoi per la destata ammirazione di sè, vuoi per lo splendore degli occhi ed i penetranti raggi d’una incantatrice bellezza dato pruova di celestiale origine, a fe ch’egli non allontanossi dal vero, od almeno dal simigliante al vero. Ma più mirabile e singolarissimo pregio di costei era il reprimere ed abbattere, unicamente al presentarsi, gli orgogliosi ed audaci, e il destare conforto e fiducia negli umili e tementi. Le sue labbra disseravansi a quando a quando pur elle non più che in sembianza di tramandare voci, ed in allora tutto appariva l’animato sostegno della vaghezza ed il vivente simulacro della beltà. La sua mano con sommo garbo ed avvenentemente ignuda fino alla unione del braccio, e pressochè norma della sua favella, era maraviglia de’ riguardanti, sembrando loro candidissimo avolio da valente artefice convertito in dita, in palma e nelle residue parti di lei. L’iride all’intorno delle sue pupille simigliava tranquillo mare in cerulea serenità, effetto d’una profonda calma delle onde; nè loro cedeva in pregio il candore da cui venivano circondate; una mescolanza in fine di tutti questi naturali doni ornavala d’incomparabili grazie, colmando a un tempo gli spettatori d’incredibile diletto. In cosiffatta, o presso che simigliante guisa facean bella mostra di sè Irene ed Alessio.

X. Isaacio mio zio, per venire a lui, avea statura eguale al fratello, nè molto differivagli nel resto, se non che maggior pallidore e non folta barba coprivane il