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158 ANNA COMNENA

presenti venivano abbagliati del pari che allo squarciarsi delle nubi il chiaror della folgore costringe gli stessi audacissimi a chiudere le palpebre, cotanto era il maestoso risplendimento, attraentesi di forza venerazione, che irradiava quel volto non solo, ma ben anche il corpo e l’universale conformazione delle membra. Dall’una parte e dall’altra un nero e bellamente curvo sopracciglio tramandava piacevoli ad uno e terribili guardature, di maniera che da queste, dalla nobiltà del volto e dall’avvenenza delle gote, in adatta foggia cosperse di vermiglio, partivano raggi di maestà e clemenza, i quali a un otta producevano fiducia e timore. L’ampiezza inoltre degli omeri, la forte muscolatura, il rialto del petto, simili onninamente alle forme eroiche, promoveano ammirazione e diletto negli spettatori. Conciossiachè lo stesso membro era in lui modello di misura, grazia, robustezza e di tal quale inarrivabile gravità. Al disserrar poi la bocca e dar moto alla lingua avresti creduto dischiudersi le labbra del primo infra greci oratori1; eloquenza simile ad igneo torrente, che rendeva le orecchie e gli animi attoniti col trabocchevole fiume, dir vorrei, di sue forti e brevi argomentazioni. Non havvi loquela atta ad esprimere idoneamente la potenza della sua facondia, nè, vittoriosa, havvi un che da potersi agguagliare all’impeto di quella perorante lingua, salvo i forti colpi e gli inevitabili tiri della guerreggiante sua destra: superiore a qual tu vuoi nell’un riscontro e nell’altro; se non che il parlare di lui recava diletto, ed il braccio grave travaglio ai vinti.

  1. Demostene.