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LIBRO TERZO. 153

dui ond’esso componevasi, avendovi tema non il soldato, feroce ed insolente, vedendosi con severità represso macchinasse un che di peggio contro il nuovo Augusto. Cesare Giovanni Duca in cambio voglioso di levare al più presto dalla reggia Maria per togliere la cagione de’ sospetti, risolvè appigliarsi a doppio mezzo, vie più stringendo principalmente gli antichi legami di amicizia col patriarca, ed esortandolo a non lasciarsi trarre in contraria sentenza dalla madre de’ Comneni. Ito quindi a visitare Maria, ed in virtù di quella autorità acquistata fin dall’epoca in cui, espulso dal trono il consorte Michele Duca, la fece divenire sposa di Botaniate, fortemente seco lei adoperossi mostrandole con persuasivi e salutari avvertimenti che se provveder volesse alle proprie faccende, ottenuto il salvocondotto per sè stessa ed il figlio, erale uopo di abbandonare il palazzo. Nè fu di poco momento l’antedetta mediazione di Giovanni per condurre a buon fine quelle nozze, poichè Botaniate v’inclinava un vero nulla, sapendo la donna straniera, e manchevole d’ogni fortuna dal lato dei consanguinei; e per siffatta cagione appunto non disdegnandola Giovanni, bramoso di soccorrere all’isolamento di lei, eravisi posto con tutta l’anima di mezzo, e vi riuscì celebrandone magnificamente e di spesso la prosapia e la beltade all’Augusto.

VI. Elevatissimi pregi in realtà nella sua persona racchiudeva Maria, fornita di alta taglia e piena di maestà, simigliante a cipresso, e d’un candore di pelle senza esagerazione simile a neve. Il suo volto non perfettamente ritondo, ma alquanto bislungo risplendea per acconcia

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