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150 ANNA COMNENA

condità (mi si condoni, cadendovi il discorso, qualche lode a pro de’ miei), di anni sette, e così tanto aggraziato vuoi nel parlare, vuoi ne’ leggiadri movimenti delle sue membra, quando attendeva ai varj giuochi proprj dell’età, che non aveavi, a giudizio degli spettatori, chi lo pareggiasse. Bionda erane la chioma, candida qual latte la pelle e cospersa bellamente di vivace rosseggiante colore, simile invero a rosa nel primo spuntar dalla boccia. Occhi non bianchi, ma da sparviere, scintillanti, ciò è, di sotto alle ciglia, e come da piccolo aureo castone tramandanti fulgore di gemme. Fattezze alsì celestiali, superiori ad ogni terrena concrezione, ed al mirarle inspiranti amore.

III. L’affetto di Maria verso questo fanciullo fu il vero motivo del suo intrattenimento nel palazzo, checchè ne dicano i vogliosi di maldicenza, del cui vizio non mi è lecito farmi seguace, nè di approvarne il discorso, fornita, in confermagione della verità, de’ più accertati documenti dall’augusta medesima, che dal primo viver mio fino agli anni otto ed oltre nel suo grembo mi crebbe, e da quel tempo, amandomi passionatamente, non teneami occulta veruna delle bisogne sue. Mi ricorda pertanto di avere le molte volte dalla stessa udito il suo gravissimo timore, per la salvezza in ispecie del fanciullo, in vedendo Botaniate abbandonare il trono. Il che, a mio giudizio, e di quanti amano, come spero, la verità, è assai più verisimile di tutte le dicerie, messe in campo da taluni giusta l’inclinazione loro ad esserle o benevoli, o contrarj; qui di Maria basti.

IV. Il nuovo imperatore Alessio mio padre, fattosi