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LIBRO TERZO. 149

dargli di qual animo comportasse il grave suo cambiamento, dicendo: recargli molestia il disuso delle carni e poco disagio le rimanenti osservanze.

II. Maria Augusta, portandomi il discorso a lei, col figlio Costantino, avuto da Michele Duca predecessore di Botaniate, continuava sua dimora nella reggia tutta affannosa, il dirò colle parole del poeta1, per Menelao dal biondo crine, fidando pienamente, ben lontana da calunnia comunque, nella parentela co’ due Comneni, suocera dell’uno e madre per adozione dell’altro, come abbiamo prima d’ora narrato. Mi è noto impertanto che ebbevi oziosi, invidi e maldicenti spiriti, i quali, non contenti di offenderla col pensiero, divolgarono voci poco degne di lei, quasi desiderasse, confidando nel fior dell’età e nell’avvenenza sua, fare esperimento della presenza dei giovani vittoriosi, di natura non alteri o difficili ad accostare e placare. Cose a mio giudizio non vere, nè simiglianti al vero, ferma nel ritenere unico motivo della sua protratta dimora nel palazzo, nata in estero paese e lontana da tutti i suoi parenti e fidi amici, essere stato il procacciarsi qualche mezzo di guarentigia presso ai vincitori, ed il non partirsi di là in fretta, imprudentemente e con gravissimo pericolo di Costantino, senza riportare in prima dai Comneni idonea mallevaria della propria salvezza, e dell’orrevole condizione del figlio, contro tutte le contingenze solite compagne di si gravi sconvolgimenti. Materno zelo per verità ben giusto verso un fanciullo di sorprendente avvenentezza e gio-

  1. Il. γ᾿, v. 434.