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LIBRO SECONDO. 141

narli con minaccevole viso ad occupare, troncato ogni indugio, il palazzo. All’apparir di lui, entrante nella casa dalla porta a destra, i Comneni saltati giù di sella fannoglisi incontro pedoni, ma egli fissatili con torvo sguardo li rimproccia gravemente dicendo: „Perchè si stessero inoperosi? Perchè abbandonandosi ad interminate dilazioni lasciassero incerte, in pericolo e prossime a rovinare le speranze ed il buon successo della cominciata impresa, non richiedendosi a porvi fine che la sola occupazione de’ principali edifizj da loro sì tanto differita.„ Ora nell’atto che prorompe in tali doglienze ed interrogazioni, ecco entrare dalla sinistra parte Niceforo Paleologo, il quale con simigliante volto nè con più mite sguardo volgegli la parola di questo modo: „Che hai tu a fare con essi? Quale incumbenza qui ti reca, o consuocero? A quanto scorgo nulla in fe mia otterrai.„ Così Paleologo; ed insieme appalesagli la missione, da noi già esposta, conferitagli da Botaniate, sollecitando che almeno si accordi a costui di poter conservare l’ombra o l’imagine dell’imperio, consistente nella partecipazione del nome, dei rossi calzari, della porpora e dell’alloggio nell’imperiale palazzo, cedendo egli e ponendo nelle mani di Alessio, in virtù dell’adozione, tutto l’impero e l’universale reggimento della repubblica; uomo d’altronde assai provetto, e di nulla così desiante come della quiete e del riposo. Cesare di rimbalzo, guatandolo con cipiglio e disdegnoso volto: Parti, risposegli, ed annunzia all’imperatore che avrebbe potuto forse inviare con profitto le sue offerte prima che si occupasse la città. Ora troppo tardi met-