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140 | ANNA COMNENA |
XXXVI. I Comneni tra questo mezzo, vedendosi al possesso della città e pensando essere il tutto sicuro e di navigare in porto, stavano, bastantemente tranquilli presso il piano del gran martire Giorgio, detto Siceoto, a consultare infra loro se dovessero di preferenza correre a salutare la propria madre, o piuttosto battere a dirittura la via della reggia. Cesare avutane contezza spedì prontamente altro de’ suoi domestici a riprenderli di quelle oziose deliberazioni ed imprudente lentezza. Eglino pertanto a riparo del fallo pongonsi ratto in cammino, e giunti presso la casa d’Iberitza rinvengonvi Niceforo, il quale, in nome di Botaniate ed assuntane la persona, espone i comandamenti da lui avuti del tenore seguente: Veggomi di già sul finir della vita e solo, senza un figlio, un fratello, un consanguineo. Se piacciati dunque (volgendo il discorso al nuovo imperatore Alessio) sii tu mio figlio adottivo, ed io non preterirò d’un iota quanto fu da te promesso a tuoi favoreggiatori e guerrieri. Compirò il tutto abbondevolmente, comunque grande ciò sia. Nè riterrommi parte alcuna dell’imperiale potere siccome partecipandone teco. Tutto lo cedo in solido alla tua persona, dichiarandomi pago di conservare, soltanto in apparenza, i vani distintivi dell’imperio, intendomi la partecipazione del nome, dei rossi calzari e di aggiunta con essi dell’alloggio nel palazzo; del resto sii tu l’arbitro assoluto del governo, senza eccezione, d’ogni cosa; i Comneni a tale proposta lasciaronsi sfuggire di bocca alcune parole tendenti quasi a mostrarsi non lontani dall’aderirvi.
XXXVII. Cesare uditone va subito ad essi per ispro-