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138 | ANNA COMNENA |
chieri da queste parole tutti gli assentono, il che di mal animo comportandosi da Spatario, Giorgio, valoroso e risoluto guerriero, minaccialo, perseverando tuttavia in una vana renitenza, di tosto legarlo al tavolato della nave, se non affondarlo in quelle acque. Intuona poscia l’acclamazione di Alessio lietamente accolta e proseguita dai nocchieri; e da che Spatario non rifinava ancora, pigliatolo, quantunque forte divincolantesi, ma vinto dalla sua robustezza maggiore, lo depone legato, giusta la minaccia, in sul pavimento della nave. Proceduto quindi un poco e riarmatosi dello scudo e dell’acinace approdò là dove riparava la flotta, e cominciatosi da lui con sonora voce animò tutti i passeggieri e marinaj ad acclamare Alessio imperatore. Di più rinvenutovi colui prescelto da Botaniate a tradurre il navilio presso Melisseno lo arrestò, ed incontanente dietro suo ordine sciolti i vascelli, con essi tutti occupò la rocca, ove ripetuta una solenne ed amplissima acclamazione di Alessio Augusto, fe’ comando alle ciurme che deposti i remi si tenessero immobili. Era poi così operando suo intendimento d’impedire alle orientali truppe di Melisseno il valicamento dello stretto, non potendolo, sebbene da loro avidamente bramato, prive di questo mezzo eseguire.
XXXV. Appresentatosi non guari dopo un vascello diretto al gran palazzo, Giorgio immediatamente ingiugne ai marinaj, per ventura seco nel medesimo legno, che dieno coll’estremo di lor possa nei remi, e di corto arrivatolo contro ogni sua speranza e desiderio vi rinviene il padre; levatosi tosto e praticategli tutte le ossequiose officiosità dovute ai genitori, non ebbene in