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LIBRO SECONDO. 133

più presto di quanto era mestieri l’aurea bolla richiesta, e portante la conferma della sua elevazione all’onoranza di Cesare, sarebbesi pericolato di vederlo, non pago del grado conferitogli, inalzare sue brame, come avea per lo innanzi manifestato, al conseguimento dell’imperiale grandezza, e da quest’ambizione scoppiar fuori qualche audace impresa. Mangane dunque, venutone in sospetto, adoperava cogli antedetti raggiri di procrastinarne eziandio allora la spedizione. I procuratori in cambio di Melisseno udendo le porte della città aperte ai Comneni, e presi da tema non le dilazioni fossersi preludio d’insidie e furbesche mene, tanto maggiormente insistevano addimandando l’aurea bolla promessa. Da ultimo i Comneni accommiataronli colla seguente risposta: „Poichè la città è in poter nostro, ora col favor de’ Numi saremo per addivenire più forti; partite dunque e fate l’egual riferta al signor vostro, aggiugnendovi che se Iddio feliciterà i nostri intraprendimenti, potremo, recandosi egli presso di noi, combinare il tutto con reciproca soddisfazione.„

XXXI. I Comneni, così sbrigati gli affari di Melisseno, mandano Giorgio Paleologo al duce de’ Nemitzi, Gilpratto, coll’incarico di esplorare onninamente qual ne fosse la intenzione, ed osservandolo fermo nel voler compiere la data parola indicherebbelo dalla torre collo stabilito segno, ond’e’ quivi affissati, al mirarlo potessero di subito inviare truppe alla tradita porta. Giorgio ben volentieri assunse l’affidatogli incarico; uomo quant’altri mai valorosissimo, e solito a condursi con tanta prontezza e coraggio in tutti i militari cimenti, ed in