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LIBRO SECONDO. | 127 |
lenni acclamazioni e formole in cui è costumanza di proferire gli imperiali nomi venga unito il mio a quello di chi di voi ascenderà il trono. Se vi convenite potremo di pari consentimento e di concorde avviso, avvegnachè separati per luogo e faccende, governare l’impero con salda tranquillità anzi due essendo che uno.
XXVII. Ai messi apportatori della lettera nulla di presenza fu risposto, ma chiamati il dì seguente con prolissa diceria ebbero a sapere quanto le inchieste di Melisseno fossero lunge dal potersi accordare. Si aggiugnea inoltre che presto verrebbe loro indicato col mezzo di Giorgio Mangane (era costui l’ospite e soprantendente de’ legati) ciò che al postutto gli si concederebbe. Duranti poi queste deliberazioni i Comneni non ristavano dal tentare la presa della città col por mano agli schermugj e coll’avventare saette. Nel dì appresso fu comunicata ai legati la sentezza del Consiglio sull’inchiesta fattagli, ed era un che di simile a quanto siamo per dire: Abbiasi Melisseno la cesarea dignità, l’ornamento della benda, le solenni acclamazioni e gli altri tutti ragguardevoli distintivi di seconda onoranza. Concedaglisi parimente in proprietà la grandissima capitale dei Tessali, ove s’erge il tempio dedicato al gran martire Demetrio, scaturendo quivi dalla sua venerabile tomba un unguento operante di continuo grandissime cure a pro di coloro, che pieni di fede vi si accostano. Tali proposte quantunque a prima udita non si ritenessero sufficientemente ample dai legati, pure e’ mirando il molto apparecchio ed il vigoroso sforzo per la espugnazione della città, incolti da timore non i Comneni una