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124 ANNA COMNENA

formato a nulla tenere in maggior pregio de’ valorosi e diligenti guerrieri.„

XXIV. Queste parole di Duca erano ripetute in tutto l’esercito; eppure vedevi lo stesso mio padre a favorire Isaacio, o perchè, obblioso di sè e pieno di rispetto verso il maggior fratello, bramassegli conferita la prima onoranza; o, con più verità, perchè certo dell’attaccamento professatogli dall’esercito, e però della sua elezione, volesse in qualche guisa consolare, fingendo riverenza e benignità, e senza proprio discapito, la fraterna ripulsa. Non altrimenti consumavasi il tempo infinoattantochè ragunato l’intero esercito all’intorno del padiglione, e tutte le parti datesi ad una affannosa aspettativa, facendo ognuna voti di conformità al suo desiderio, si levò in piedi Isaacio per obbligare il fratello a vestire il purpureo calzare; ma vedutolo fermo nel rifiutarvisi: Lascia, dissegli, che il Nume per tuo mezzo e nella tua persona degnisi rimettere la famiglia nostra in possesso del trono. Ed insieme gli rammentò il vaticinio altre volte fattogli da ignoto profeta, improvviso apparsogli del modo seguente: Nel tornare non so che di ambo i fratelli dal sovrano alla propria dimora, presso ad un luogo, nomato de’ Carpiani, s’appresentò loro vuoi un uomo, vuoi altro che di lui maggiore, ma fuor di dubbio sotto umana sembianza, nudato il capo, con vesti sacerdotali, chioma bianca, irsuta barba, ed appalesantesi colla favella presago al sommo delle cose avvenire. Il pedone accostatosi al cavaliere e presagli una gamba tirollo a sè per bisbigliargli all’orecchio quel Davidico detto: Adoperati, va felicemente innanzi, e re-