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PROLOGO. 11

mento sono d'avviso desterebbonsi con tale racconto a pietà de’ casi miei.

XII. Quantunque poi le sofferenze in mia vita sieno state molte e varie, pure la inopinatissima perdita del mio Cesare cotanto le soprasta, e per lei tale una ferita m’è penetrata così profondamente nell’animo, che tutte le antecedenti sciagure postevi a confronto soglio considerare non più che una goccia o stilla d’acqua rimpetto al mare Atlantico ed agli Adriatici flutti. Quelli prodromi e rudimenti di sinistri preconizzavano calamità assai più grande: erano essi il fumo di questo fuoco, ed in que’ miei patimenti mi travagliava il solo precursore e tollerabile vapore d’un immenso e lontano incendio, la cui fiamma ora mi consuma. Oh fuoco ardente senza materia! fuoco ascoso con segreta facella sotto i più reconditi penetrali dell'animo, e bruciante, in mia fe, ma non struggente! Fuoco incendiatore del cuore senza offesa della persona, lasciandola in vita e gagliardia, massime quando la veemenza della sua fiamma ebbe raggiunto ed ossa e midolle, e perfino l’ammezzamento dell'anima. Sentomi già da passioni di famiglia trasportata a lamentele opposte al divisato scopo, ed a ciò m’addusse il mio Cesare fattosi per fortuita rimem-