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LIBRO SECONDO. | 121 |
abbandonare il cammino della città. Estimando inoltre mal sicuro il retrocedere in causa della crescente popolare sommossa, propalatasi già diffusamente la ribellione de’ Comneni, deliberò contr’a sua voglia di seguire Cesare.
XXII. Volle parimente il destino che Giovanni Duca per istrada s’avvenisse a turcheschi aiuti, i quali aveano allora travalicato il fiume di nome Euro. Tirate dunque a sè le redini per fermare il cavallo ed interrogati del luogo di lor partenza, ed ove diretti, li animò colla promessa di molto danaro e d’ogni maniera di beneficenze a recarsi in sua compagnia presso il Comneno. E’ v’aderiscono, ed i loro duci richiesti da Cesare del giuramento issofatto lo prestano, dichiarandosi obbedienti ai Comneni.
XXIII. I due fratelli osservarono da lunge Cesare diretto alla volta loro con questo supplimento d’aiuti, e non è a dire la gioia ne provassero, in ispecie Alessio, il quale itogli incontro baciollo e strinselo fortemente al suo petto. Che poi? Eccoli sulla via che mette alle costantinopolitane mura, Cesare, autore del consiglio, riponendo tutta la speranza d’un prospero successo nella prontezza della esecuzione. Quivi da ogni parte cittadini e borghigiani vennero ad incontrare Alessio, incerto finora dell’avvenire, e ad acclamarlo imperatore, eccettuati gli Orestiadi, mai sempre suoi nemici per la prigionia di Brienio, e quindi partigiani di Botaniate. Occupata successivamente Atira e dimoratovi un giorno procedettero a Schiza, tracica borgata pur questa, ove piantarono il campo, sovrastando intanto grave delibe-
ANNA COMNENA | 16 |