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108 ANNA COMNENA

saputa dell’Augusta; checchè ne sia, egli è introdotto dal gran domestico presso al fratello ed alla madre, i quali, udito il tremendo annunzio, dichiararono essere giunta l'ora di compiere i fatti concerti, e di mettersi coll’aiuto divino sull’unica via di salvezza in poter loro.

XIII. E poichè mio padre sapea che l’esercito alla posdomane sarebbe a Tzuroli (cittadetta a confine della Tracia), tosto recossi, nella prima vigilia della notte, a visitare Pacuriano, uomo per verità di piccola mole, giusta il poeta, ma valoroso guerriero, di schiatta illustre ed armeno di nascita. A costui Alessio racconta l’ira e l’astio de’ servi, le trame da pezza ordite, e l’ultima scoperta ribalderia dello stabilito accecamento e suo e del germano, il perchè richiedelo di consiglio, come dire, se a foggia di mancipj e’ debbano tollerare servilmente l’estremo de’ mali, o, uopo essendo perire, facciansi ad incontrare la morte coll’oprar da forti, e non a mo’ di schiavi sommettervi le cervici loro. Cosiffattamente, di conformità alla sua grandezza d’animo, peroratosi da mio padre, Pacuriano comprendendo la urgenza di non perdere tempo, rispose: Partendoti domani ai primi albori verrò teco, disposto a seguire i tuoi destini; se indugii un momento di più, ritieni: io stesso presenterommi ad Augusto per indicargli da mia posta i tuoi divisamenti. Siati a cuore, soggiugne Alessio, la mia salvezza, il che ottenuto n’andrò debitore alla benefica provvidenza del Nume. M’uniformerò dunque, non dubitarne, al tuo consiglio; ma orsù giuriamo entrambi i nostri accordi, ed il giuramento prestato fu del te-