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104 | ANNA COMNENA |
la salvezza e prosperità del capo dell’impero, come a dire di Botaniate stesso, avrebbero con prontezza rispinto per la settima volta i barbari predatori entro ai loro confini. Soddisfatto l’Augusto dell’udito sermone e degli autori di esso, die’ commiato ai commensali, e libero da timore passò il resto di quel giorno.
IX. Dopo di che i Comneni, rassicurati del come si stessero innanzi al sovrano, cominciarono a frequentare più assiduamente la reggia e ad inescarne colle più studiate urbanità i famigliari, a tenersi lontani accuratamente dal recar motivo di maldicenza, o pretesti d’odio ai nemici; a mettere infine ogni industria nel cattivarsi la universale stima e benevolenza. Oltre di che si proposero di continuare indefessamente nella ricerca dei mezzi atti ad affezionarsi ognor più Maria Augusta, ed a persuaderla che soltanto per lei viveano, e su di lei unicamente fissi aveano i loro sguardi. Nè a conseguir l’intento e’ difettavano di validissimi appoggi, ad Isaacio tornando bene il matrimonio contratto colla cugina della regnante, ad Alessio l’affinità derivatagli da queste nozze, e di soprappiù l’adozione, del che in ispecie facendosi puntello scevro da sospetto o sorpresa di chi che si fosse iva di sovente a visitarla come sua madre. Non ignari con tutto ciò dell’implacabile ira di que’ due barbari, i quali fidando nella imperiale bonarietà volgevanla a loro talento ove meglio bramassero, paventavano di continuo a ragione così la perdita della grazia sovrana, come il pericolo di addivenire preda e vittime dell’inesorabile odio de’ loro nemici, rendutisi forti coll’imperiale fidanza. E di vero che mai accertatamente può stabi-