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LIBRO SECONDO. 105

sigliavano e confortavano a vicenda. Qui giovò loro quella piacevolezza con che da gran tempo e’ soleano, mediante graziose parole, corteggio onorifico ed ogni maniera di officiosità, conciliarsi la benevolenza di tutti i cortigiani. Con quest’arte poi eransi massimamente cattivato l’animo dello scalco, il quale perciò mirandoli con occhio ilare ed affettuoso, all’andargli da presso un donzello d’Isaacio: Annunzia, dissegli, al signor tuo l’espugnazione di Cizico, confermata da pistole di là giunte. E quegli tosto nel porre sulla mensa i serviti con bassa voce riferì la nuova al padrone, il quale incontanente, mosse a pena le labbra, ne fe’ cenno al germano. Alessio fornito di prontissimo ingegno per comprendere dal menomo indizio checchè si fosse, colla rapidità del fuoco spingendo avanti i suoi pensieri, venne di subito a comprendere il tutto. Non altrimenti fattesi ad entrambi palesi le cagioni del silenzio e della mestizia, e dileguatisi negli animi loro i concepiti sospetti, e’ con tranquillità si acconciavano in bocca le risposte che darebbero al sovrano quando fossero consultati di corto sopra le misure da prendere nelle presenti circostanze. Intanto ch’eglino s’occupavano in questi pensieri, Botaniate volgendo i suoi sguardi ad entrambi manifestò loro, estimandoli tuttavia ignari dell’avvenuto, la strage commessa in Cizico. E queglino di già consapevoli del grave sinistro, e muniti di confortativi mezzi ne’ tristi occorrimenti e nelle espugnazioni delle città, rassicurarono di leggieri con adatto ed eloquente discorso il dolente animo di Augusto, incorandolo a sperar bene, potendosi la piaga sanare; e perchè non abbia a patir danno