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tamente così per sè stessi come per altri, tendendo con varj scaltrimenti ed assalti all’unico scopo di levarsi entrambi dagli occhi.
III. La mercè di questi brogli i Comneni, volta la mente alle proprie faccende, opinarono ottimo espediente quello di procacciare col favore dell’imperatrice l’allontanamento de’ sinistri, cui soggiacerebbero perdendo la grazia sovrana. Eccoli quindi frequentare la reggia dell’Augusta, coltivarne la persona, compiacerla, e di lei sola, infra tutti, conciliarsi la benevolenza, corteggiandola con ogni maniera d’urbanità e rispetto. Ed erano a bello studio fatti per dare in brocco, di modo che riputando altrui meritevole di partecipare alla società loro infallibilmente ve lo traevano, quantunque d’un animo fermo qual pietra. In quanto poi al patrocinio dell’Augusta Isaacio erane di già in possesso, eletto molto prima da lei (trovatolo superiore a tutti nel maneggio degli affari civili e militari, ed in più rispetti simigliante ad Alessio), a preferenza d’ogn’altro, per isposo della regale vergine sua cugina; ma non bastavagli di vedere in salvo le proprie bisogne giudicando tuttavia in pericolo il fratello. Volse dunque seriamente il pensiero anche a lui, volendolo trarre seco nello stesso porto, ed a riuscirvi divisò mettete in opera tutto il favore derivatogli dalla nuova parentela onde renderlo bene accetto all’Augusta. Narrano sì forti essere stati i vincoli d’amore infra Oreste e Pilade, che ambedue nelle battaglie, posto in obblio il proprio periglio, si esponessero volontariamente ad incontrare quello dell’amico, ed a gara l’uno facesse del suo petto