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quaranta giorni secondo i patti, madò uno nuntio con cõmessioni al S. Prospero, che li facesse i prigioni et le fortezze restituite. Egli con le reliquie de Franzesi e cõ l'artiglieria, si come era di patto sotto la fede, et con le guide del S. Prospero, sen'andò in Francia? In laude del quale i Franzesi tante cose dicevano che confessavano che nõ uno ruinatore, ma uno conservatore de gli esserciti del RE in Lombardia era venuto? non havendo egli mai fuori che ne fatti d'arme sopportato che alcuno fusse ammazzato: et havendo ancora fatto talvolta a nimici superat tante commodita, quante un altro non pure a gli amici harebbe concedute. Erano gia tratte delle mani de Franzesi tutte le citta dello stato di Milano, et molte fortezze che si tenevano ancora da nimici, erano assediate. Ma una grandissima difficulta restava nel fare provvedimẽto di danari per mãtenere l'essercito. Onde per torre via una parte della spesa, furono alquante migliaia di Tedeschi licẽtiate. In questo mezzo Don Carlo da Lanoia Vice Re di Napoli, et Don Giovanni Emanuel Oratore dell'Imperadore, venuti insieme in Roma a parlamento, deliberarono faccendo fondamẽto sopra l'autorità dell'Imperadore, al cui nome molti in Italia dopo la cacciata de Francesi havevano reverenza et rispetto, di riscuotere cento quaranta milia fiorini dalla Repub. Fiorentina, dal Duca di Milano, da Sanesi, Genovesi et Luchesi, secondo che ciascuno di loro pareva che meglio havesse a reggere