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del Pharo: et gia haveva mandato uno trombetto con lettere a governatori della terra, che offerisse loro queste conditioni, che in spatio d'uno giorno mandasseno fuori tutta la guardia de Frãzesi: obedisseno ad Antoniotto Adorni, il quale l'Imperadore voleva che fusse doge di Genova: tenesseno l'armata in ordine ogni volta che bisognasse servirsene per le cose dell'Imperadore. Se facesseno queste cose, che nel resto concederebbe che essi cõ le leggi loro si governasseno. Ma se tenesseno poco conto di quelle domande, che fariano in tutte le cose predẽdo la guerra da nimici trattati. Per la quale cosa molti nella citta, che fu sempre cupida di nuove cose, se la nuova guardia de soldati non havesse impedita, confortavano ad accettare le cỡditioni. Ma non era per la paura la città libera. Et per ciò Benedetto Vinald, il quale più che 'l giusto nỡ richiedeva, secỡdava i Fregosi, fu mandato in nome de cittadini Genovesi al Marchese di Pescara, che haveva preso la cura di combattere la terra, et mentre che sotto la speranza di comporre le cose badava nel cãpo, la fanteria Spagnuola, che haveva quel giorno cõ molti colpi d'artiglieria una certa torre propinqua alla porta mandata a terra, mentre che quelli, i quali erano stati collocati presso presso le mura, con poca dligenza guardavano la terra, fatto empito grande senza che il Marchese ne sapesse cosa alcuna, et attendendo col Vinaldo a comporre le cose occupo la torre: facendosi la via da quella parte nella quale il muro in alcữi luoghi era ruinato. Fecesi da ogni parte concorso et grande romore: le bandiere furono da le compagnie in alto levate. I fanti da quello luogo onde i primi erano entrati, facevano assalto. Il Marchese di Pescara lasciato il parlamento, si travagliava tra primi: et entrato dentro per quella parte del muro, ch'era occupata, vedendo i suoi temerariamente farsi innanzi, comando loro che si fermasseno. Oltra questo dette aviso della vittoria al