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il tumulto della guerra non s'era ancora fatta. In questo mezzo il Signor Prospero havendo mãdato il Marchese di Pescara con parte de soldati ad recuperare Pizzighettone, egli col restante delle genti prese la via di Cremona. Ma i Franzesi, che stavano alla guardia di Pizzighettone, cõ quelli del Castello, che tenevano la parte di Francia, non confidando di se si detteno con patto d'essere salvi. Accostato poi l'essercito alle mura di Cremona, onde Monsignor di Lautrech gia s'era ritirato nel Bresciano, et quivi alquanto dimorato haveva finalmente preso partito di ritornare in Francia solamente dalla sua famiglia accompagnato, Monsignor del Lefcuns suo fratello, al quale haveva lassato il governo di tutto l'essercito, venne col Signor Prospero a queste cõditioni, che egli starebbe in Cremona co l'essercito del RE quaranta giorni, dati nondimeno si statichi? Et se in quel tempo non fusse di Francia tanto di soccorso mãdato, che potesse per forza passare il Po, o sforzare almeno una citta dello stato di Milano che fusse da guardie di soldati difesa, che darebbe Cremona al Signor Prospero, o a chi egli volesse: pur che gli fusse dato faculta di tornare in Francia co suoi soldati, con l'artiglierie, et con le bandiere spiegate, et con tutti gli impedimenti. In questo mezzo che a nino coi dell'una parte come dell'altra fusse fatta ingiuria alcuna. Oltra questo fu aggiunto che l'uno all'altro restituisse i prigioni: et che tutti i castelli et luoghi, che si tenesseno ancora da Franzesi, finito questo tempo si desseno, eccetto pero il castello di Milano, di Cremona et di Noara: i quali fusse lecito al RE difendere quãto tempo potesse. Questi patti poscia che con giuramento furono partiti, il Signor Prospero havẽdo in Cremona lassato solamẽte uno, il quale attendesse che le promesse da Frãzesi s'osservasseno egli con l'essercito sen'ando a Genova: dove haveva condotto seco Antoniotto et Girolamo Adorni fratelli, a quali ap-