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del Papa caminavano per li Grigioni et pel Bergamasco, si congiungesseno con l'essercito nimico: et innanzi che maggior numero di Svizzeri si partisse dalle genti Franzesi, de quali assai ogni giorno se ne tornavano a casa, o, perché non volevano essere comandati da Monsignor di Lautrech, o, perché erano dal Cardinale de Medici sollevati, il quale facendo loro gran promesse, con ogni diligentia operava che si partisseno, o veramente perché i danari ancora, i quali solamente dello stato di Milano et con difficultà si trahevano, erano qualche volta per sostenere sì gran guerra lentamente proveduti. Ma essendosi porta occasione di combattere a Rebecco, per havere il signor Prospero gli allogiamenti suoi al rincontro appresso la ripa del fiume Oglio, et affermando tra gli altri il Duca di Urbino, il quale dopo la perdita dello stato se n'era andato da Vinitiani, che se in quel tempo si combattesse con nimici, che la cosa harebbe felice evento, et domandando alquanti capitani de Svizzeri a Monsig. di Lautrech che desse loro facultà di venire alle mani, mentre che le forze de nimici non erano gagliarde, le quali poco dopo approprinquandosi il soccorso crescebbeno, non si potette mai indurre a lasciare combattere i Svizzeri. Ne si fa con che ragione, alcuni dicono ch'egli era venuto in speranza che la cpsa per opera de gli Oratori de Svizzeri, i quali andavano a trovare il Cardinale de Medici, si havesse a comporre. Altri affermano ch'egli, come nell'altre cose così ancora nella guerra, soleva domandare il parer di molti, et eleggere quello che meno agli altri sodisfaceva, come s'egli solo fusse savio. Ma in qualunque modo la cosa stesse, il signor Prospero sanza havere ricevuto danno alcuno, il più presto che potette, l'essercito di quel luogo ritrasse. Perché troppo bene sapeva, che nel collocare l'essercito non haveva preso buono partito. Ma egli s'era lasciato muovere dall'autorità et fede del proveditore