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andato a dormire, fu fatto intendere che quelli di Como insieme co Franzesi uscivano fuori della terra, et le genti del Palavisino assaltavano. Laqualcosa feceno con tanta fortezza d'animo, che quantunque eglino arrivasseno a dugento, nondimeno dopo poco combattimento feceno voltare le spalle a quattrocento fanti Tedeschi, et altretanti Italiani. Il Palavisino vedendo i suoi sbigottiti, non sapeva che partito si pigliasse, stando ambiguo se dovesse tornare a navilii, o se fusse da pigliare il camino per terra. Finalmente persuaso dal capitano de fanti Tedeschi, il quale corrotto con danari da Gratiano Garro non haveva fatto il debito nel combattere, prese la via de monti per uno certo camino. Molti nondimeno tornarono alle navi: et il più che potevano co remi acceleravano la fuga. Gratiano Garro poscia ch'egli vide gli adversari pieni di paura, advertito da quelli, che sapevano i luoghi, ando per acqua ad occupare certa sboccaturo d'uno monte, dove conveniva che il Palavisino arrivasse. Et cosi, sanza ch'egli se ne guardasse, con Giovanni Stolto et molti altri compagni della fuga lo fe prigione, et a tutti li fanti Tedeschi dette potesta di partirsi. Il Palavisino condotto a Milano constretto da tormenti confesso non solamente tutti i suoi disegni, ma etiam dio scoperte tutte quelle cose, le quali dal Morone haveva inteso per questa impresa essere state deliberate. Et per cio a Milano fu preso Bartolomeo Ferrario, cittadino per haver administrato faccende pubbliche, et per lo splendore della vita molto honorato: il quale quantunque richiesto dal Morone che s'adoperasse contra Franzesi, non gli haveva acconsentito, nondimeno perché non haveva scoperto il trattato, poscia che il Palavisino fu crudelissimamente ammazzato, egli ancora con bruttissima morte alla vita pose fine. A Giovanni stolto in Como fu tagliata la testa. Tutti gli altri cosi congiurati come consapevoli della